Si scrive futuro, si legge “PNRR” (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza). Il 2023 avrà tanto a che vedere con le Missioni e gli Obiettivi dettati dal Piano di ripresa nazionale che rappresenta il motore per la programmazione delle riforme e degli investimenti che il Ministero della Salute prevede di attuare entro il 2026 per promuovere la salute, la sostenibilità e l’innovazione digitale. Infatti, se da un lato il Pnrr ha risollevato le casse degli enti locali, dall’altro ha consentito al Governo di rammodernare diversi ambiti della vita pubblica, primo fra tutti quello della sanità. Tra fondi europei e nazionali, il Pnrr Salute vale circa 20 miliardi di euro e rappresenta una enorme, nonché storica opportunità d’investimento per rafforzare il Servizio sanitario nazionale e per intervenire in ambiti che necessitano di un sostegno economica, si pensi ad esempio alla presa in carico e assistenza per i cittadini affetti da malattie rare. In ordine alle malattie rare, con la recente istituzione del Comitato Nazionale Malattie Rare, previsto dalla legge n. 175, del 10 novembre 2021 “Disposizioni per la cura delle malattie rare e della produzione dei farmaci orfani” sarà da valorizzare l’attività per l’iter di approvazione del nuovo Piano Nazionale Malattie Rare (con il relativo accordo da stipulare in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano), che rappresenta una cornice comune degli obiettivi istituzionali da implementare nel prossimo triennio.
Rispetto allo stato dei milestone, i traguardi qualitativi Ue e nazionali da raggiungere attraverso atti amministrativi, e dei target, che rappresentano un obiettivo quantitativo da raggiungere tramite una Riforma o Investimento, è proprio il Ministero della Salute a illustrate il quadro completo e aggiornato sul suo portale dedicatoproprio al Pnrr.
In relazione all’anno 2021 sono state raggiunte tutte e 10 le milestone e il target richiesto. Con riferimento invece agli obiettivi da raggiungere 2022 lo stato di attuazione è all’incirca all’80%. Entro dicembre 2022 dovevano essere raggiunte 20 milestone, ma al momento ne rimangono ancora 4. Due di queste sono obiettivi dell’Unione Europea, molto rilevanti ai fini dello sblocco delle risorse. La prima è il varo definitivo del Dlgs sulla Riforma degli Irccs, approvato in Stato- Regioni. Più difficile invece che si riesca a raggiungere la milestone sull’aggiudicazione degli appalti pubblici per la digitalizzazione degli ospedali.
Da raggiungere altre due milestone nazionali che riguardano la pubblicazione del decreto annuale del Governo che assegna alle Regioni le risorse economiche per finanziare le borse di studio per i medici di base (triennio 2022-25) e la pubblicazione di una procedura di selezione biennale per l’assegnazione di voucher per progetti PoC (Proof of Concept) e stipula di convenzioni, progetti di ricerca su tumori e malattie rare e progetti di ricerca ad alto impatto sulla salute.
In questo senso, fondamentale risulta la relazione, contenente le linee programmatiche, presentata dal Ministro della Salute Orazio Schillaci alla Camera e al Senato subito dopo la sua nomina. In ordine al grande tema della riorganizzazione e del potenziamento della medicina territoriale al fine di garantire sull’intero territorio nazionale l’assistenza sanitaria e le cure, è sua intenzione attuare la riforma del decreto 77 del 23 maggio 2022 “Regolamento recante la definizione di modelli e standard per lo sviluppo dell’assistenza territoriale nel Servizio sanitario nazionale”. Per Schillaci oggi è necessario intervenire per garantire alle regioni le risorse necessarie ad assicurare la piena attuazione e funzionalità della riforma, soprattutto con riferimento agli anni successivi al periodo di programmazione del PNRR. “La non congruità delle risorse – ha detto rivolgendosi al Parlamento – è stato il motivo che ha reso le regioni diffidenti nei confronti del nuovo Regolamento sugli standard dell’assistenza territoriale che rappresenta sicuramente il problema più urgente del nostro Sistema nazionale sanitario e che la recente pandemia ha bene messo
in evidenza. Perché, da un lato il PNRR non risolve la questione delle carenze di personale, non rappresentando, come rilevato anche in documenti ufficiali, lo strumento idoneo al finanziamento di spese correnti continuative; dall’altro, si pone uno specifico problema di sostenibilità economica della realizzazione delle Case della Comunità”.
Pertanto, il finanziamento dei costi di funzionamento dei nuovi servizi da realizzare (ospedali potenziati, assistenza domiciliare estesa, case e ospedali della comunità) e, in particolare, delle spese per il personale, gli eventuali risparmi legati alla riorganizzazione e al miglioramento dell’efficienza e dell’appropriatezza, il costo dell’assistenza domiciliare, rappresentano preoccupazione per le regioni riguardo le risorse da reperire, di cui intendo farmi carico. Pertanto, il lavoro del Ministero della Salute andrà verso l’ottenimento della garanzia sulle coperture finanziarie, le quali, in ordine alla questione del personale, oltre a riguardare i vincoli finanziari e le regole sui tetti di spesa, consistono anche nel reperire le adeguate professionalità, la strumentazione e il ruolo dei medici dell’assistenza primaria con riferimento alle Case della comunità.
Nel merito, il regolamento si colloca nell’ambito del PNRR, che rappresenta il motore per la programmazione delle riforme e degli investimenti che il Ministero della salute prevede di attuare entro il 2026 per promuovere la salute, la sostenibilità e l’innovazione digitale. Particolare enfasi è da porre sulla Component 1 (M6C1), alla quale sono stati destinati 7 miliardi di euro. Tale componente si articola in una riforma e in tre linee di investimento da attuare entro la metà del 2026, per potenziare i servizi assistenziali territoriali con i punti di riferimento per la risposta ai bisogni di natura sanitaria, sociosanitaria e sociale per la popolazione.
Delle tre linee di investimento:
- L’investimento 1.1 (2 miliardi di euro): “Case della Comunità e presa in carico della persona” prevede l’attivazione di 1.350 Case della Comunità, per promuovere e realizzare progetti di salute con particolare attenzione alle condizioni legate alla cronicità e alla fragilità del paziente.
- L’investimento 1.2 (4 miliardi di euro): “Casa come primo luogo di cura e telemedicina” della popolazione di età superiore ai 65 anni con una o più patologie croniche e/o non autosufficienti, nell’assistenza domiciliare la telemedicina avrà progressivamente un ruolo strategico. In tale investimento rientrano l’istituzione delle 600 Centrali Operative Territoriali (COT) che coordinano a livello di distretto la presa in carico della persona e raccorda tra di loro i servizi e i professionisti coinvolti nei diversi setting assistenziali, con l’obiettivo di assicurare
continuità, accessibilità e integrazione dell’assistenza sanitaria e sociosanitaria sette giorni su sette. L’investimento ricomprende il Portale della trasparenza, al quale sono destinati 25 milioni per l’aggiornamento con l’obiettivo di rilevare i bisogni di salute su base territoriale e orientare la gestione dei servizi per le esigenze reali degli utenti. - L’investimento 1.3 (1 miliardo di euro): “Rafforzamento dell’assistenza sanitaria intermedia e delle sue strutture (Ospedali di Comunità)” che mira all’attivazione di 400 Ospedali di Comunità, per pazienti che necessitano di interventi sanitari a media-bassa intensità clinica e degenze di breve durata, l’ospedale di comunità ha una funzione intermedia tra il domicilio e il ricovero ospedaliero, con la finalità di evitare ricoveri impropri e di favorire le dimissioni protette in luoghi più idonei al prevalere dei fabbisogni assistenziali, di stabilizzazione clinica e di recupero funzionale dell’autonomia.
Fonte: Health Online