Intervista a Valentino Megale CEO di Softcare Studios
Per molti la realtà virtuale è un passatempo, un collegamento diretto con i videogiochi. Negli ultimi anni però l’evolversi delle tecnologie e l’avanzare progressivo della medicina hanno consentito a due ambiti all’apparenza poco prossimi di affermarsi in un terreno rimasto a lungo neutro, quello della scienza. Grandi risultati infatti si stanno ottenendo applicando la tecnologia alla medicina, per la cura di dolori cronici o dei traumi da guerra, sui pazienti con lesioni spinali per stimolarne il cervello e riaccenderne i nervi intatti. Un’esperienza ragguardevole è rappresentata da Softcare Studios, startup innovativa italiana con base a Roma e fondata nel 2017 dall’imprenditore Valentino Megale. Attiva nel settore digital health con l’obiettivo di sviluppare esperienze di gioco immersive al fine di migliorare la qualità della vita dei pazienti durante i percorsi terapeutici, riducendo ansia, dolore e stress, la startup ha svilppato TOMMI, soluzione digitale programmata per accompagnare i piccoli pazienti ad affrontare meno dolorosamente le cure mediche, coinvolgendo al tempo stesso anche le rispettive famiglie.
Valentino Megale che cosa intendiamo oggi per realtà immersiva e in che modo questa incontra la scienza?
Si definiscono immersive le diverse tecnologie in grado di modificare la percezione che abbiamo del mondo circostante, immergendoci in scenari digitali ed esponendoci a stimoli sintetici creati
al computer. Parliamo di realtà virtuale quando il mondo fisico viene interamente sostituito da uno virtuale indossando un’opportuna interfaccia detta visore VR. Ci riferiamo, invece, a realtà
aumentata quando, mantenendo il contatto visivo con il mondo fisico circostante, grazie ad uno schermo trasparente vengono aggiunti contenuti digitali in sovrimpressione, banalmente come quando aggiungiamo un filtro su Instagram mentre registriamo una storia. Rispetto alla tradizionale modalità con cui fruiamo dei contenuti digitali, ossia attraverso schermi piatti in cui rimaniamo
spettatori separati dai contenuti che osserviamo, grazie alle tecnologie immersive andiamo “oltre lo schermo”, diventando parte integrante e attiva di tali contenuti.
E a questo punto cosa accade?
Ci si sente immersi completamente in un contenuto virtuale. Si tratta del cosiddetto “senso di presenza”, la sensazione soggettiva di trovarsi realmente in quello spazio virtuale, motivo per cui il cervello finisce per rispondere agli stimoli virtuali come se fossero reali. E dato che molti processi cognitivi, dal nostro comportamento alla nostra identità, emergono come risultato degli stimoli sensoriali che percepiamo quotidianamente, le tecnologie immersive diventano un formidabile strumento digitale per influenzare tali processi e guidare l’utente verso obiettivi significativi in un determinato contesto, dall’entertainment all’educazione, dalla salute alla produttività lavorativa.
Softcare Studios opera su questo fronte offrendo un nuovo e importante servizio ai pazienti. Di cosa si tratta?
La mission di Softcare Studios è rendere accessibili e fruibili i benefici delle tecnologie immersive per supportare la qualità dell’esperienza terapeutica dei pazienti in
ospedale, oltre che per efficientare l’operatività del personale medico. In particolare, il nostro focus è impiegare la realtà virtuale come strumento digitale e non invasivo per il trattamento del dolore fisico e dello stress durante procedure mediche critiche, fornendo le nostre soluzioni (in forma di esperienze e scenari virtuali progettati per specifici target di pazienti e procedure mediche) come alternativa alla necessità di somministrare farmaci quali sedativi e antidolorifici.
In questo contesto si sviluppa TOMMI. Cos’è?
TOMMI, selezionato nel 2018 dalla Commissione Europea come miglior progetto e-health in Europa, è progettato come esperienza di gaming in realtà virtuale, dedicato specificatamente ai pazienti pediatrici ospedalizzati, con l’obiettivo di aiutare i giovani pazienti ad affrontare le sfide della terapia, allo stesso tempo puntando a limitare la somministrazione di farmaci antidolorifici e sedativi. Abbiamo iniziato questo percorso supportando i giovani pazienti nel difficile contesto dell’oncoematologia pediatrica, collaborando con associazioni e fondazioni di tutta Italia impegnate nei reparti ospedalieri. Oltre a questo fondamentale ambito, stiamo espandendo l’applicazione di TOMMI alle procedure di accesso vascolare, in primis il posizionamento di PICC, dove il progetto viene impiegato come strumento di sedazione virtuale, puntando così a ridurre la necessità di sedare i pazienti durante la procedura. Questa nuova fase è stata lanciata in collaborazione con il team medico del Fatebenefratelli di Milano, tra cui lo specialista in accessi vascolari dottor Gianuario Sanna, risultato in una prima pubblicazione scientifica sul The Journal of Vascular Access, con ottimi risultati (riduzione delle sedazioni del 90%) che stiamo ulteriormente validando con un nuovo studio, multicentrico e sponsorizzato dall’azienda medtech BD. Ridurre le sedazioni farmacologiche significa evitare i potenziali effetti collaterali legati alla somministrazione di farmaci per i pazienti, ma anche un significativo risparmio di costi necessari per gestire la sedazione, associati al coinvolgimento di personale specializzato, all’uso di spazi dedicati e tempi prolungati per gestire il paziente.
Alla luce di quanto fin qui detto sorge una domanda: in che modo le tecnologie avanzate dei nostri anni migliorano la medicina e con essa il percorso di cura del paziente?
Il digitale ha i requisiti per rendere la sanità, i trattamenti terapeutici e la medicina più efficienti, capaci di attenzionare uno spettro più esteso di necessità e condizioni dei pazienti, promuovendo un loro ruolo maggiormente attivo nel percorso di cura. Quando parliamo di nuove tecnologie in sanità, tuttavia, la sfida non è più nelle tecnologie in sé, ma nei modelli di implementazione delle stesse: serve lavorare con un approccio profondamente multidisciplinare per integrare efficacemente le tecnologie innovative nei processi tradizionali della sanità, in modo da valorizzarne i benefici apprezzandone accuratamente anche rischi e criticità. I processi sono la vera sfida. Per farlo, serve adattare la formazione del personale sanitario aggiornandola all’uso consapevole e critico dei nuovi strumenti a disposizione, ed è ugualmente necessario coinvolgere il sistema sanitario in modo da promuovere un contesto pronto ad accogliere l’innovazione digitale in salute. Questi sono i presupposti per facilitare l’emergere di nuove soluzioni digitali e incrementare l’accessibilità ai nuovi strumenti per i pazienti.
Attualmente in quali strutture sanitarie italiane è presente TOMMI?
In più di 15 strutture ospedaliere italiane, tra queste l’ospedale San Gerardo di Monza dove stiamo completando uno studio clinico focalizzato sulla gestione del dolore durante le routine di prelievo ematico, il Rizzoli di Bologna, il Policlinico di Catania, ed i centri impegnati nello studio sugli accessi vascolari quali l’ospedale Buzzi, il Fatebenefratelli e l’Istituto Neurologico Besta di Milano, il regina Margherita di Torino, gli Spedali Civili di Brescia e l’Istituto Gaslini di Genova. Al momento, inoltre, stiamo sviluppando una nuova libreria di esperienze VR con cui puntiamo a supportare una più ampia gamma di pazienti, da quelli pediatrici agli adulti e gli anziani. Il lancio è atteso nel primo trimestre del 2023.
Fonte: Health Online